Maldini, il suo licenziamento l’inizio della fine del Milan

Tutti i nodi vengono al pettine: un caos senza fine

Un caos senza fine, ma quando è iniziato è facilissimo dirlo: con la cacciata di Paolo Maldini. Una delle prime mosse di Gerry Cardinale, nell’estate 2023, una volta diventato proprietario del Milan, f quella di estromettere dall’asset societario il direttore tecnico Paolo Maldini. Chi? Semplicemente l’uomo che ha fatto la storia del club, sia da giocatore, sia da dirigente. Il patron americano ha attuato un’autentica rivoluzione, ma senza capire di fatto quali sono i valori e gli uomini che hanno fatto grande il diavolo. Apparentemente Maldini venne accusato di aver sbagliato il mercato. De Ketelaere, l’acquisto più oneroso, non aveva reso. Ecco, a posteri, anche su questo punto l’ex direttore tecnico non aveva sbagliato, non aveva preso un abbaglio, ci aveva anzi visto lungo.

SCUSA PAOLO La scelta di non invitarlo al 125esimo anniversario della nascita del club. Nulla passa inosservato, nulla. Maldini se avesse avuto un budget sostanzioso avrebbe sicuramente trovato il modo di creare una squadra sempre più forte. Perché nel calcio di oggi si vince se si spende. Risparmiando non arrivano trofei. E senza titoli, piano piano si perde la stima dei tifosi, la prima fonte di guadagno di una società di calcio. Il popolo rossonero era dalla parte di Maldini ora, e sarà contro le scelte di Cardinale, non ultima quella di licenziare così su due piedi Fonseca, l’ultimo responsabile di una situazione caotica come poche. Il modo in cui il tecnico è stato esonerato la dice molto su quanto l’attuale dirigenza e proprietà rossonera sia distante dai bisogni della squadra e dei tifosi.

Maldini, l’unico che può riportare il diavolo in paradiso. Quando? Quando Cardinale risponderà al desiderio e ai cori della Curva Sud: quando venderà il Milan a qualcuno che oltre a business si occupi di calcio a 360 gradi. Lo si diceva in tempi non sospetti: Cardinale, se vuoi vincere prendi esempio dall’Inter.

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