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Barbara Berlusconi: «Sono fiduciosa per la prossima stagione. Sul nuovo stadio…»
L’ex vicepresidentessa del Milan parla di San Siro e del nuovo stadio
Intervistato ai microfoni della ‘Gazzetta dello Sport‘, Barbara Berlusconi, ex vicepresidentessa del Milan dal 2013 al 2017, si concentra sul nuovo stadio di Milano. Di seguito, le sue affermazioni: «Il dibattito non può più essere se fare o non fare lo stadio. Si deve fare. Rimanere a San Siro non è più un’opzione. Non ci sono alternative se si vuole tenere il passo con i grandi club europei. Sono felice di aver posto il problema dieci anni fa. Allora i tempi non erano maturi, ma ora avverto un nuovo clima positivo. Finalmente amministrazione comunale e club dialogano in maniera costruttiva. Nella mia mente in realtà erano maturissimi. Il nuovo stadio sarebbe servito già vent’anni fa, altro che dieci. Credo non fossero maturi in termini di percezione collettiva, è stato questo che per me ha un po’ sabotato quel progetto. Io ci credevo molto, era un progetto che a tutt’oggi secondo me resta di grande interesse, a partire dalla collocazione e dalla riqualificazione del quartiere. Ancora oggi faccio molta fatica a capire perché le istituzioni e il Comune sono stati così restii a portare avanti il cambiamento. Se la cosa fosse andata a buon fine ne avrebbe beneficiato non solo il Milan, ma anche l’Inter.

Bisogna guardare al futuro. Milano ha sempre sacrificato una parte della propria storia e conformazione urbanistica in nome del progresso e della modernità. Per questo Milano è la città che è oggi. San Siro è una struttura fatiscente. Chi frequenta il 3° e il 2° anello lo sa bene. Seggiolini piccoli e scomodi, rampe faticose. Bar e servizi igienici non all’altezza, corridoi affollati che impediscono il movimento. La struttura vive solo per i 90′ della gara ed è un luogo desolato per gran parte della settimana. Con un progetto nuovo si svilupperebbe pure il quartiere. La ristrutturazione? No, perché è antieconomico. Sotto la mia direzione l’abbiamo in parte già ristrutturato in occasione della finale di Champions. Ma non basta. Non bisogna avere paura del futuro, né vivere nel passato in una sorta di decrescita felice solo italiana. L’ipotesi San Donato? Per me lo stadio deve essere costruito in città, ma se non si può fare altrimenti va bene anche fuori dal centro urbano. L’essenziale – afferma Berlusconi – è che sia un impianto nuovo».
Il racconto di quando suo padre le chiese di entrare nel Milan: «Con un sorriso e con queste esatte parole, che ricordo come fosse ieri: ‘Hai il cuore rossonero, ora ho bisogno che tu ci metta anche la testa’. È stato un passaggio naturale, come se avessimo sempre saputo che prima o poi avremmo condiviso anche questo. Mio papà ha lasciato al Milan una filosofia di gioco, un’identità vincente, un modo di stare in campo che ha cambiato la storia. Ma soprattutto ha lasciato un’eredità emotiva: il Milan del cuore. Come vivo lo sprofondo sportivo del Milan? Mi spiace molto, ma – Berlusconi dichiara – sono fiduciosa per la prossima stagione»
Sui famosi pranzi di famiglia che andava in scena ad Arcore ogni lunedì: «Era un momento sacro. Ognuno raccontava la sua settimana, lui ascoltava, interveniva, a volte scherzava, altre dava consigli, decideva. Si parlava di politica, progetti aziendali ma, spesso, gran parte del pranzo era dedicata al Milan. Con lui – conclude Berlusconi- parlavo tantissimo di pallone»
