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Umiltà, tecnica e esperienza: ecco come Pioli ha stregato il Napoli
Una sola parola per descrivere il passaggio in semifinale: DNA europeo
Al Maradona ha piovuto: un segno del destino? Verrebbe da dire di sì. Il Milan di Pioli regge l’urto del Napoli di Spalletti e strappa il pass per le semifinali di Champions League dopo 16 anni dall’ultima volta. La troppa sicurezza dei partenopei, ormai prossimi a diventare i nuovi campioni d’Italia, si è rivelata un’arma a doppio taglio. Tutti convinti di passare il turno con tranquillità, dimenticandosi che affrontavano una squadra che, quando sente la musica della Champions, si carica a mille. Così è stato. In 180 minuti si è visto un gruppo carico, motivato e sempre sul pezzo, riuscire ad avere ragione su una grande squadra, che sta disputando una grandissima stagione. Ma che ha peccato di esperienza e di umiltà.
Pioli ieri ha fatto sfogare il Napoli, tenendo bassa la linea del centrocampo. Ha ingabbiato giocatori che stanno facendo faville in Serie A e fino a ieri anche in Europa. Chi dice che si vince solo con un gioco spumeggiante? La sicurezza dei sostenitori azzurri, il loro tentativo di disturbare il riposo dei rossoneri nella notte antecedente alla sfida. Cos’ha ricordato? Non è difficile: Barcellona 1-0 Inter del 2010. La superbia dei catalani, convinti di poter eliminare gli uomini di Mourinho. Come finì? Con Lo Special One che al triplice fischio si lasciò ad una storica corsa lungo il prato verde del Campo Nou. Va detto che quel Barcellona era una squadra che rappresentava la perfezione, composta da mostri sacri. Superbia quindi giustificata.
Il Napoli, pur conscio del fatto di aver raggiunto i quarti di finale per la prima volta in assoluto, era sicuro di poter battere con facilità la squadra campione d’Italia in carica, il Milan. La squadra che più di tutte le italiane, ha scritto pezzi importanti di storia europea. Osimhen, Kvara annullati. L’undici di Spalletti ha giocato, ma era a tratti visibilmente nervoso. Pioli ha preparato una partita perfetta. Onore ad un allenatore che non hai mai perso fiducia nella propria squadra, nemmeno nei momenti più difficili.
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