Editoriali
SANDRO TONALI: L’ANIMA ROSSONERA SE NE VA
È oggi il giorno, manca solo l’ufficialità. Sandro Tonali fa le valige per approdare oltre manica. Il Newcastle sarà la sua nuova squadra. Nessuno avrebbe mai immaginato o voluto un tale epilogo per colui che era il futuro capitano dell’A.C. Milan.
Milanista fin da bambino
Tonali non è semplicemente stato un giovane e promettente calciatore. Sandro Tonali rappresentava molto di più. Milanista fin da bambino, portava con orgoglio i colori rossoneri come fossero la sua seconda pelle. Inizia a dare i primi calci ad un pallone all’età di 6 anni in una squadra lombarda affiliata proprio al Milan per poi passare al Piacenza e poi al Brescia, dove rimarrà dai 12 ai 20 anni, prima di approdare nella sua squadra del cuore.
Il denaro ha avuto la meglio sul cuore: 80 milioni al Diavolo e 9 al giocatore
Purtroppo però non sempre le cose hanno l’epilogo scontato che ci aspetterebbe. Dopo a malapena tre anni con il Diavolo, il Newcastle e il suo strapotere economico hanno avuto la meglio, ancora una volta oserei dire, su quel fattore sentimentale che lega un giocatore alla sua squadra di calcio. L’offerta probabilmente è stata considerata più che congrua sia per il Milan che per il giocatore: 7 milioni l’anno più 2 di bonus come stipendio netto e intorno ai 70/80 milioni al club meneghino. In una realtà in cui la Premier League la fa da padrone, questa iniezione di denaro nelle casse del Milan non potrà che avere beneficio sul mercato in entrata.
Sandro Tonali: da anima del Milan a mancata bandiera
Sembra strano parlare di ciò in quanto Sandrino non era un semplice calciatore in cerca dell’offerta più allettante. Era un tifoso, un appassionato, proprio come molti di noi, che aveva realizzato il suo sogno di giocare per la squadra che ama. Tonali, per questo, era l’incarnazione e l’anima del Milan. Tutti si aspettavano potesse diventare una nuova bandiera, per il suo carisma, la sua forza e ovviamente il suo attaccamento alla maglia. Il nuovo Maldini o il nuovo Baresi, dicevano. Ma la realtà dei fatti è un’altra e forse, a malincuore, bisogna dar credito ad alcuni tifosi giunti alla conclusione che le bandiere nel calcio moderno non esistono più.