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Sacchi: «Inter-Juve per lo scudetto. Sul Milan…»
La riflessione dell’ex tecnico rossonero
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport si è espresso in merito alla lotta scudetto. Ecco le sue considerazioni:
Sacchi, vittoria importante per la Juve contro la Roma, distanze accorciate in classifica. «Direi, prima di tutto, vittoria meritata. In una partita che ha visto dominare il calcio speculativo e poco brillante, i bianconeri hanno fatto qualcosa di più della Roma».
Le è piaciuto Vlahovic? «Ha lottato, si è mosso molto, ha partecipato alla manovra. Bravo».
La solidità della difesa di Allegri è una garanzia anche in prospettiva? «Lì dietro non concedono un centimetro agli avversari. Sempre concentrati e sempre attenti. Va detto che la Roma li ha agevolati perché ha attaccato poco e male. Lukaku ha toccato pochi palloni e Dybala non era brillante».
È come se la Juve avesse detto all’Inter: io ci sono. «Ci sono, i bianconeri. Eccome, se ci sono… Io credo che le grandi imprese nascano da tre componenti fondamentali: lo spirito di squadra, le forti motivazioni e il gioco. La Juve ha le prime due qualità, manca ancora il gioco».
Come giudica il pareggio dell’Inter a Marassi contro il Genoa? È una frenatina. «Non si può mica vincere sempre. L’Inter ha trovato un avversario molto determinato, che correva e pressava. Una partita difficile su un campo difficile. Non la considero una frenata. Semmai bisogna stare attenti agli alti e bassi, alla discontinuità che nella passata stagione ha caratterizzato il cammino della squadra di Inzaghi. Ma adesso non mi pare che il pericolo ci sia».
Senza Lautaro, però, fa fatica. E anche Thuram sembra soffrire l’assenza dell’argentino. «Col Genoa Thuram mi è parso meno brillante del solito, ma è stato bravo Arnautovic. Non penso che Lautaro stia fuori in eterno e quindi il problema si sgonfia sul nascere. Certo, la coppia Thuram-Lautaro è perfetta perché il francese completa l’argentino. Thuram è rapido, fa molto movimento, è bravo di testa: si è integrato alla grande e partecipa. È un attaccante molto intelligente, proprio quello che serviva».
L’Inter avrà più impegni della Juve, a cominciare dalle sfide per la Supercoppa Italiana in gennaio. «Questo è il vero handicap dei nerazzurri. Si gioca tanto, secondo me si gioca troppo e c’è poco tempo per recuperare e per allenarsi. Simone Inzaghi dovrà gestire con accortezza le energie, sia quelle fisiche sia quelle psicologiche. In primis per evitare gli infortuni, e poi per dare quel giusto momento di pausa quando vede che un giocatore è un po’ stanco. La Juve, senza le coppe, è molto avvantaggiata nella volata scudetto che presumibilmente vivrà il periodo decisivo all’inizio della primavera».
Allegri può lavorare con calma tutta la settimana e avere gli uomini freschi. «È proprio così. Ha la possibilità di provare e riprovare, di caricare le batterie, di motivare la squadra. Quando sei impegnato sia in campionato sia in Champions League, fai fatica a passare da un impegno all’altro. Io credo che non partecipare alle coppe europee possa dare un bottino di 10 punti in più».
Il mercato di gennaio può incidere nel duello? «A gennaio è difficile trovare dei fenomeni. Se si deve acquistare qualcuno, si guardi com’è dal punto di vista caratteriale. Dev’essere un atleta generoso, disponibile, serio. Se è bravo con i piedi, ma non ha la testa giusta che cosa me ne faccio?».
Il punto di forza dell’Inter? «Ne dico due: la tecnica e l’esperienza. Mi piace molto il centrocampo dei nerazzurri, perché i giocatori si integrano perfettamente. Quando c’è Calhanoglu, il pallone viaggia veloce».
E il punto debole? «Non sempre riesce a dare ritmo al proprio gioco. E il ritmo, nel calcio moderno, è fondamentale. E poi i ragazzi di Inzaghi conoscono poco il pressing».
Il punto forte della Juve? «Lo spirito di squadra, che nelle ultime stagioni aveva un po’ perso, e le forti motivazioni. Il gruppo ha giocatori maturi che s’impegnano al massimo e trascinano i più giovani. Come squadra i bianconeri sono più intensi dell’Inter: forse hanno meno qualità di gioco, ma sicuramente più spirito collettivo».
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