Dichiarazioni
Sacchi: «Contro l’Ucraina non sarà facile»
Le parole dell’ex ct azzuerro
Arrigo Sacchi, ex ct della nazionale e ex allenatore del Milan, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Sacchi ha commentato la vittoria dell’Italia contro la Macedonia. Ecco le sue considerazioni:
Le è piaciuta l’Italia? «Premessa necessaria: questi ragazzi hanno fatto pochi allenamenti, in queste condizioni il tecnico fa fatica a incidere. Inoltre in Italia, a differenza della Spagna, non abbiamo un preciso stile di gioco che unisce tutte le squadre. C’è chi fa pressing, chi non lo fa, chi gioca a quattro, chi a tre, chi fa contropiede e chi cerca il possesso. Dunque io mi ritengo soddisfatto della prestazione che gli azzurri hanno offerto. È vero che il pallone dovrebbe scorrere più veloce, è vero che certi meccanismi non sono perfettamente oliati, ma è altrettanto vero che non c’è il tempo materiale per provare determinate situazioni».
Che cosa ha apprezzato in particolare? «La vittoria, e poi alcune cose non mi sono dispiaciute».
Per esempio? «Le prove di Chiesa e di Raspadori sono state molto positive. Chiesa è micidiale quando può sfruttare la velocità e ha la possibilità di calciare in porta. Ha un tiro molto preciso e pericoloso. E Raspadori, devo confessarlo, mi regala quasi sempre buone impressioni. È un ragazzo che conosce il gioco del calcio, è umile, ha voglia di imparare e dove non arriva con il fisico, perché non è un gigante, arriva con il cervello».
Nel complesso, quindi, una prova ampiamente positiva. «Abbiamo vinto 5-2, non so mica da quanto tempo non segnavamo cinque gol… Ripeto: ci vuole pazienza, il c.t. è al lavoro da poco, i giocatori devono imparare a conoscersi. Noi abbiamo un campionato che è pieno di stranieri, che penalizzano soprattutto la crescita dei nostri giovani. Dobbiamo accontentarci di quello che hanno fatto gli azzurri, si sono impegnati, hanno dato tutto quello che avevano, hanno avuto un comportamento corretto sul campo e hanno vinto. Sperare di vedere una bella Nazionale era un’utopia. Spalletti è bravissimo, ma non è un mago. Nessun allenatore lo è. Lasciamolo lavorare e poi tiriamo le somme. Questa Italia è all’inizio di un percorso, non si possono dare giudizi in questo momento».
Nella ripresa abbiamo tremato con l’uno-due della Macedonia. Ha preso paura? «Tranquillo non lo ero. Il problema è che, quando abbiamo mollato un po’, quando le distanze dei reparti non sono più state corrette e quando abbiamo smesso di pressare siamo andati in difficoltà. Nel gioco moderno, non mi stancherò mai di dirlo, il pressing è un antidoto fondamentale per bloccare le intenzioni dell’avversario. Appena abbiamo lasciato la strada buona, insomma, abbiamo subito gol. Questo non deve accadere, ma sono sicuro che Spalletti lavorerà parecchio su questi errori».
E adesso, lunedì, in Germania ci attende l’Ucraina. Come la vede? «Sfida non facile. Nasconde molte insidie. Intanto perché loro non hanno giocato e dunque sono più riposati di noi. E poi perché la tensione è una nemica in più per gli azzurri. Bisogna cercare di isolare l’ambiente, fare in modo che i ragazzi di Spalletti non avvertano la pressione».
Hanno due risultati utili su tre: anche il pareggio va bene. «Non diciamolo ai giocatori. Se pensano di giocare per il pareggio è proprio la volta che perdono… Questa è una squadra che deve seguire il credo del tecnico che, per quello che ha fatto in carriera, ama attaccare e aggredire l’avversario. Facciano così anche contro l’Ucraina e non stiano lì a fare i conti dei ragionieri. L’importante è andare in campo con le idee chiare e la volontà di applicarle».
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