Gli obiettivi del tecnico rossonero
In questi anni in rossonero, Pioli ha educato i suoi giocatori alla cultura della vittoria. Ha vinto il 56% delle 179 partite giocate, come Ancelotti e meglio di gente come Capello (54%), Rocco (53%) e Sacchi (51%). Chiamato in corsa nell’ottobre del 2019, Pioli ha reinstallato a Milanello un’abitudine che era di casa ma che si era persa dopo gli anni d’oro dell’era Berlusconi. Nella galleria dei 100 successi, scrive la Gazzetta dello Sport brillano il 3-0 alla Lazio e il 4-2 alla Juve nell’estate del 2020, quella in cui il suo Milan è sbocciato dopo il primo lockdown. L’11-10 sul campo del Rio Ave, playoff dell’Europa League 2020-21 deciso solo al 24° rigore nella bufera di Vila do Conde, è la vittoria che Pioli considera la pietra miliare della sua scalata.
Ma ci sono anche il 3-0 in casa della Juve e il 2-0 a Bergamo sull’Atalanta, decisive per il ritorno in Champions a otto anni dall’ultima volta, il derby scudetto di Giroud che ha riscritto la storia dello scorso campionato, il 3-0 al Sassuolo che ha cucito lo scudetto sulle maglie del Milan. E ancora gli 1-0 su Tottenham e Napoli nella cavalcata di questa Champions, il 4-0 del Maradona in campionato e il 3-2 nel derby di andata: Leao, che non aveva mai fatto gol all’Inter, l’ha bucata con una doppietta da urlo e ora sogna di ripetersi il 10 maggio.
Davanti a sé Pioli ha altri successi da centrare, e colleghi da superare per longevità in rossonero. Con la panchina di domenica a San Siro ha scavalcato Allegri diventando l’ottavo allenatore più presente nella storia del Milan. Arrigo Sacchi, 220 panchine tra il 1987 e il ‘91 (e tra il ‘96 e il ‘97), alla fine di questa stagione sarà più vicino: Pioli taglierà sicuramente il traguardo delle 188 panchine, ma potrebbe arrivare a 189, in caso di finale di Champions. Sacchi diventò campione d’Europa subito dopo aver vinto il primo scudetto.
