Calciomercato
Origi, l’Arabia c’è ancora: la posizione del belga
OPERAZIONE – Il mercato in uscita deve ancora finalizzarsi del tutto e, dopo l’addio di Ante Rebic, il Milan spera di vendere qualche altro esubero. Oltre a Junior Messias (corteggiato dal Besiktas), c’è anche Divock Origi. Il centravanti belga è stato lasciato fuori dalla tournée in America per scelta di mister Pioli e dalla dirigenza rossonera ed è a tutti gli effetti cedibile. Per la punta ex Liverpool, riporta “Calciomercato.com“, il mercato non ribolle e l’unica pista percorribile porta diretta all’arancia Saudita.
Il Milan non farà resistenza sull’addio di Origi, ma non ha ancora fissato un prezzo per la vendita. L’attaccante belga, infatti, è arrivato a Milano a parametro zero e, anche se dovesse arrivare un’offerta minima, il club di via Aldo Rossi registrerebbe un’utilissima plusvalenza che farebbe comodo ai conti del bilancio. Ma la volontà del giocatore? L’idea di rimanere a Milanello da fuori lista e rosa nell’anno che porta all’Europeo di Germania 2024 lo stanno portando riconsiderare la Saudi Pro League (precedentemente rifiutata). Attualmente, sono quattro i club in corsa per Origi, fra cui l’Al Ettifaq, squadra allenata da Steven Gerrard che conosce bene Divock.
Il Milan vuole la cessione di Origi: ecco quanto risparmierebbe
Il contratto del classe 1995 era di durata quadriennale con scadenza il 30 giugno 2026 da 4 milioni netti annui. Sia Milan che calciatore hanno usufruito dei vantaggi del Decreto Crescita che scontano l’irpef sul lordo che ha portato il costo annuo lordo a 5,5 milioni. Uno sgravio fiscale che però prevede l’obbligo di permanenza fiscale per almeno 2 anni sul territorio italiano e, di conseguenza, una cessione di Origi in questa estate di mercato obbligherebbe il Milan a compensare all’Erario le cifre scontate.
Perciò, quanto risparmia il Milan? Il conto è semplice: 5,5 milioni lordi per 4 anni fanno 22 milioni di euro preventivati al momento dell’acquisto a cui vanno sottratti sia i 5,5 già pagati quest’anno, sia i circa 2,5 milioni che vanno ridati allo stato per la “rottura” del decreto crescita, sia la mensilità di luglio che sarà saldata oggi. In totale fanno circa 13,3 nilioni di euro risparmiati in caso di addio.