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Milan-Empoli, la moviola: disastro Macerano

Il direttore di gara annulla un gol al Milan e non concede un rigore netto

L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport analizza gli episodi di Milan-Empoli. I rossoneri non vanno oltre lo 0-0 ma hanno molto su cui recriminare dal punto di vista della conduzione arbitrale della partita. Tre episodi sotto la lente d’ingrandimento: la partita di Marcenaro non è stata esattamente facile e tantomeno… felice. Al 9’ s.t., Theo Hernandez pesta la linea dell’area di rigore e Fazzini, alla ricerca del pallone, prende il tendine d’Achille del milanista.

Marcenaro non assegna il rigore e si affida a Valeri: il presunto labiale “ha preso prima la palla” detto a Theo dal direttore di gara non starebbe in piedi. Visto che l’empolese la palla pare proprio non toccarla mai. Ed era più rigore questo di quello assegnato e poi revocato (al 13’ s.t.) tramite la “on field review”. Saltano Rebic ed Ebuhei, Marcenaro decide immediatamente di indicare il dischetto ma il tocco di braccio (alto, sì) non c’è dopo il doppio rimpallo. Finale col brivido: gol di Giroud al 90’ ma col braccio (e il check lo evidenzia) non si può segnare.

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Finisce 0-0. Punto che l’Empoli, pur avendo fatto solo un mezzo tiro al 97’, si è meritato. Per il Milan un fastidioso inciampo sulla strada della prossima Champions, vista la zuffa al vertice della classifica, ma anche per quella in corso: avrebbe potuto avvicinarsi al Napoli con altra allegria. Il Milan  si è nascosto troppo e, quando si è ritrovato, era troppo tardi per smuovere lo 0-0 che l’Empoli si è meritato con testa e cuore.

Una brutta occasione persa per il Diavolo che avrebbe potuto staccare l’Inter, fermata a Salerno, e, per una notte almeno, arrivare a ridosso della Lazio seconda. Invece oggi può essere superata dalla Roma e trascorrere la Pasqua al quarto posto. Con il fiato dell’Atalanta sul collo. La manovra di avvicinamento al delicatissimo primo quarto di finale di Champions con il Napoli, mercoledì prossimo, ha condizionato le scelte di Stefano Pioli. Troppo.

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