Dichiarazioni
Leao: «È una gioia giocare nel Milan. Posso superare CR7»
Intervistato ai microfoni di “Sky Sport“, Rafael Leao ha parlato di sé a 360°. Di seguito, le sue affermazioni:
«La musica mi piace da sempre. Mio papà era cantante, mio zio era dj, quindi la musica mi è stata sempre vicina. Ho cominciato a cantare in quarantena, perché sono rimasto un mese a casa. Secondo me è stata una cosa buona, perché io non sono uno che parla molto, quindi ho cominciato a scrivere un paio di cose della mia vita, del momento difficile, della mia famiglia. Il messaggio che voglio trasmettere? Semplice, mai arrendersi. 5 anni fa ero un bambino, ero in Francia, oggi sono un giocatore importante e gioco in uno dei migliori club del mondo»
Sul Milan: «Sono qua da tanto, il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello. Anche se non sarà facile capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan. Speriamo di essere capitano»
Qual è il tuo idolo? «Cristiano Ronaldo. Posso arrivare ai suoi livelli, però io non sono un giocatore egoista. Posso fare gol, ma se ho un compagno gliela passo. In questo momento i numeri fanno la differenza, perché Mbappé, Ronaldo, Haaland sono ad alti livelli, i numeri parlano per loro. Se diventerò egoista raggiungerò quei livelli»
Sul suo momento: «In questo momento sono fra i top, perché sto facendo bene e so che posso competere con gli altri. So che anche giocatori della mia età sono a un livello più alto di me, però sì. 4-3-3, in porta Maignan. Cancelo, Ruben, Thiago Silva, Theo, Mike. Centrocampo Bellingham, De Bruyne, Modric. In attacco Vinicius a destra, Leao a sinistra e Mbappé centrale. Mi hanno messo pressione, ma – spiega Leao – una buona pressione, perché loro a ogni partita potevamo vedere cose diverse e mi hanno incoraggiato a fare sempre di più. Voglio ringraziare tutti i tifosi, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono»
Sul look agli Awards: «La gonna agli awards? Personalità»
Su Pioli: «All’inizio il rapporto era un po’ strano. Io sono una persona a cui devi dire le cose giuste e dirette senza girarci troppo intorno. Se mi parli 30 minuti non ti ascolto. Il suo approccio era aggressivo, io sono tranquillo e quindi devi saperti relazionare con me. Lui però mi ha capito ed è cambiato. Mi chiamava spesso per chiedermi della mia famiglia, se avessi bisogno di qualcosa, del modo di giocare. Da lì è cambiato il nostro rapporto come se fosse una relazione tra papà e figlio. Quando vado in campo ho la responsabilità anche di giocare per ripagare la sua fiducia. Lui merita il meglio, mi ha aiutato a crescere come un uomo e mi ha responsabilizzato. Mi dice sempre la cosa giusta, non dice cose a vanvera. Mi parla poco ma mi dice cose giuste»
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