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Dichiarazioni

Inzaghi: «Atene è stata la partita della vita»

Intervenuto al Festival dello Sport, Filippo Inzaghi, ex attaccante rossonero, ha parlato della sua carriera. Di seguito, le sue parole:

«Prima di arrivare dove sono arrivato ho fatto tantissima gavetta, mi sono dovuto guadagnare tutto e mi sono fidato dei miei genitori. Prima di arrivare alla Juve a 24 anni, ho dovuto fare tanta strada. Oggi è troppo facile: dopo cinque partite, ai giovani vengono dati ingaggi troppo alti. Non ho mai mollato e ci ho sempre creduto: ho sempre dato tutto me stesso. Questa è stata la chiave del mio successo e della mia carriera. Quello che suggerisco io è quello di fare il possibile per raggiungere i propri sogni, poi chiaro anche il destino ti aiuta. Quando ho fatto il primo gol in Europa come potevo pensare di fare oltre 70 gol? Quella partita contro il Real Madrid è stata indimenticabile: superare Muller a quell’età e stare ancora così bene è stato incredibile. La gente è impazzita qui»

Su San Siro: «La prima volta a San Siro è stata un’emozione incredibile. Sono cresciuto guardando le partite del Piacenza: crescendo così riesci ad apprezzare tutto il percorso. Mi sento – continua Inzaghi – sempre in dovere di fare un autografo ai tifosi perchè so cosa significa per loro. Aver giocato a San Siro è stata un’emozione unica. Quel calore della gente non si vede da altre parti. Saranno le ultime partite lì? Vedremo cosa accadrà in futuro»

Sull’addio al calcio: «Per noi grandi campioni il giorno della fine è difficile e tante volte non lo capiamo. Dopo la mia ultima partita, con il gol sotto la nostra curva, riflettendoci bene ho pensato che miglior fine non poteva esserei. Da un certo punto di vista questo fatto mi ha aiutato molto. Quando sono andato ad allenare a Venezia quando magari mancava qualcuno per la partitella mi univo io»

Sulle critiche: «Sono riusciti a fare polemica su di me dopo una tripletta. In Italia siamo sempre stati così: dobbiamo cercare di apprezzare un po’ di più quello che abbiamo. Le critiche, quelle giuste, fanno bene. Gli allenatori italiani sono bravi e devono essere apprezzati in Italia, non all’estero. Lo stesso discorso vale per i giovani calciatori: bisogna dargli fiducia»

Sui primi riconoscimenti: «A 22/23 anni vinco la classifica marcatori di Serie A. Dopo l’Atalanta ho la fortuna di giocare prima alla Juventus, poi al Milan: per un giocatore è il massimo. Zidane, insieme a Kakà e Rui Costa – per il loro ruolo – sono stati il meglio»

Sulla Champions League: «Quando riesci a decidere delle finali di Champions diventa difficile criticarti. Al di là di tutto, per un attaccante tutti i gol sono importanti. Atene – afferma Inzaghi – è stata la partita della vita»

Inzaghi
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