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FOCUS – Giroud, il bomber che mi ha reso bimbo
ADDIO – Nel giorno del mio 26esimo compleanno mi trovo a scrivere questa lettera d’amore per Olivier Giroud. Non è facile restituire a parole tutte le emozioni che mi ha regalato nel suo triennio al Milan, ma ci proverò partendo dalla fine. Qualche giorno fa è arrivata l’ufficialità del suo addio: terminerà la sua carriera negli States con la maglia del Los Angeles FC. La notizia non stupisce perché era nell’aria da settimane, ma comunque non ha lasciato indifferente il popolo rossonero, a cominciare dai pulcini rossoneri che gli hanno dedicato un video sincero e commovente (video presente sui social del club).
SCUDETTO – Quando si è trasferito a Milano a parametro zero, la maggior parte delle persone pensava che Giroud sarebbe venuto con l’obiettivo di godersi una meritata pensione italiana a cinque stelle. Pochi mesi dopo la sua doppietta in uno degli ultimi derby vinti dai rossoneri riapre un campionato che sembrava già vinto dall’Inter. Due mesi dopo un’altra doppietta, stavolta con il Sassuolo, regala al Milan uno degli Scudetti più belli mai vinti, il diciannovesimo. Nel mezzo i goal decisivi contro Napoli e Lazio. Gli è bastato un anno da 11 reti in Serie A per la gloria, per l’Olimpo, per l’immortalità.
ANNI SUCCESSIVI – Nelle due annate successive la squadra non è riuscita a ripetersi e ha vissuto momenti di grandi sofferenze e sconfitte. Mentre il Milan arranca però, nonno Giroud tira la carretta, gioca a tutto campo, fa goal contro tutte le dirette avversarie e non, una volta si sostituisce al portiere e compie miracoli. Insomma, regala speranza. In attesa delle ultime due gare, i numeri dicono 38 goal in Serie A in tre anni, 48 in tutte le competizioni. Nel frattempo è diventato il miglior marcatore della storia della Francia con 57 goal. Sempre più gloria, sempre più Olimpo, sempre più immortalità.
EMOZIONI – Negli anni ho imparato a diffidare dei calciatori, anche perché per un decennio buono il Milan non ha avuto calciatori a cui affezionarsi, tranne sporadiche eccezioni. Ecco, Olivier Giroud è il bomber che mi ha reso di nuovo bimbo perché mi ha permesso di gioire, esultare, gridare, cantare, festeggiare. Come quei film di fantascienza in cui si apre un varco spazio-temporale che riporta i protagonisti nel pieno della loro infanzia e li lascia lì. Il 26 maggio bisognerà piangere tutte le lacrime in corpo mentre si grida a squarciagola “Si è girato Giroud”. Poi si tornerà adulti e tutto sarà un po’ più triste.
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