Dichiarazioni
Capello: «Provo rabbia, ma il razzismo lo si combatte stando insieme»
Le parole dell’ex tecnico rossonero
Fabio Capello, ex allenatore del Milan, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport per parlare di quanto accaduto a Mike Maignan. Ecco le sue parole:
Capello, l’altra sera a Udine Mike Maignan non si è seduto come aveva suggerito lei, ma è uscito dall’area due volte: la prima per avvisare l’arbitro Maresca degli insulti razzisti dietro alla sua porta, la seconda per lasciare il campo. «E ha fatto bene, decisione giustissima. La mia proposta andava nella stessa direzione, non si può aspettare che la diga salti del tutto… Fermandosi, Maignan ha puntato i fari su quello che stava succedendo, e che evidentemente in pochi avevano sentito. Come si può continuare a giocare di fronte a situazioni così incivili e vergognose? Ricordiamoci che allo stadio vanno anche i bambini, che messaggio passerebbe verso gli adulti di domani? Altrettanto giusta la decisione dell’arbitro di sospendere la partita. Sono stati due segnali forti».
Ieri il Milan ha deciso di silenziare i propri social, a sostegno di Maignan e della lotta al razzismo. Che ne pensa? «È una posizione che condivido: in certi casi il silenzio può fare molto più rumore delle parole».
Il portiere francese invece è tornato sulla vicenda, con un post sui social piuttosto duro: “Oggi un intero sistema deve assumersi le proprie responsabilità”. D’accordo? «Assolutamente, questa è una battaglia che si combatte tutti insieme: tifosi, club, istituzioni. Ripeto, in casi come questi le parole servono a poco: bisogna agire e cercare di cambiare le cose con esempi, iniziative, provvedimenti. Il calcio è di tutti, ma per quei tre-quattro deficienti che vanno allo stadio solo ed esclusivamente per aggredire non ci può essere posto. Non chiamiamoli tifosi, non lo sono».
Marc Zoro alla Gazzetta dice: “Maignan ha fatto bene a fermarsi, ma sarebbe dovuto rimanere negli spogliatoi”. «Io penso che le regole vadano sempre e comunque rispettate. Il gesto di Maignan, lo stop alla partita da parte dell’arbitro, sono misure corrette per fermare la deriva. Ora mi aspetto che i responsabili di quei cori vengano individuati e condannati».
Quando però la partita è ripresa, al ritorno del Milan in campo, Maignan è stato insultato ancora, stavolta dalla curva dell’Udinese che ha cantato “Scemo, scemo”… «Abitudini che vanno assolutamente cambiate, altrimenti si perde il senso di tutto. Anziché seguire logiche da branco, bisognerebbe che chi era vicino a quei cretini che urlavano “scimmia” collaborasse con le autorità e la società: si tratta di un gesto di pochi, chi ha visto e sentito deve aiutare ad individuarli e punirli».
Da friulano, che cosa ha provato per i fatti di Udine? «Guardi, ho seguito la partita da Dubai, dove mi trovavo per i Globe Soccer Awards (Capello è uno dei giurati, ndr ). Quando ho visto Maignan abbandonare il campo e tornare negli spogliatoi mi sono sentito offeso anche io. Offeso, e arrabbiato, da friulano: la nostra è una terra di confine, dove la tolleranza, l’accoglienza e l’inclusione sono valori radicati da sempre nella cultura delle persone. Torno a sottolineare: a pochi stupidi sono bastati pochi minuti per rovinare l’immagine di una città, di una regione e di un club che è un esempio di integrazione».
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, ha detto che proporrà al consiglio comunale di conferire la cittadinanza onoraria a Maignan. «Trovo che sia una bella idea. Udine non è razzista, il Friuli non è razzista. Ma il razzismo e tutte le forme di discriminazione vanno combattute, sempre e ovunque si verifichino».
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