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Dichiarazioni

Capello: «E’ ora che i calciatori del Milan si prendano le responsabilità di vestire una maglia così importante»

Nell’edizione odierna de ‘La Gazzetta dello Sport’, sono presenti le parole di Fabio Capello. L’ex allenatore del Milan ha parlato delle dure dichiarazioni di Fonseca a proposito del comportamento di alcuni giocatori presenti in rosa: «Ha fatto bene. Come ha detto lui stesso, è ora che i calciatori del Milan si prendano le responsabilità di vestire una maglia così importante. Dopo il ko di Firenze, in molti avevano rimproverato all’allenatore rossonero proprio il peccare di autorevolezza. E sinceramente, vedendo il caos sui rigori, il dubbio era legittimo. Ecco, la conferenza stampa di ieri è un segnale in questo senso: ora basta, io sono il tecnico e prendo le decisioni, i calciatori si adeguino. E non pensiate che Fonseca sia andato in conferenza a fare lo show tanto per fare, sono sicuro che prima aveva usato parole altrettanto dure all’interno dello spogliatoio».

Su Leao che molto probabilmente oggi partirà dalla panchina? «Se Fonseca ritiene sia un bene per il Milan, è giusto che prenda anche decisioni forti come tenere fuori uno dei giocatori più importanti della squadra – dice Capello -. Non so se lo faccia per motivi comportamentali, se non abbia digerito certe frasi di Leao in nazionale o semplicemente per ragioni tecnico-tattiche o turnover, ma è comunque legittimo. Anzi, io credo che Paulo meriti a priori un bravo per il coraggio».

Qualora non facesse risultato… «Ovvio. Ma chi è messo (quasi sempre) alla berlina quando si perde? L’allenatore. Quindi, se lui è il responsabile, che almeno segua il suo pensiero e chissene importa delle polemiche. A me capitò qualcosa di simile con Ronaldo al Real Madrid. Ed era Ronaldo il Fenomeno, non Leao, con tutto il rispetto per quest’ultimo…».

Non c’è, però, il rischio che Rafa prenda male l’esclusione? «A questi livelli i giocatori devono essere capaci di recepire i messaggi dell’allenatore e reagire in modo positivo – ammette Capello -. Io mi aspetto, però, che siano anche i compagni di squadra a spiegare a Leao cosa va e cosa non va, come può migliorare, soprattutto in certi atteggiamenti un po’ così».

Su Zlatan Ibrahimovic assente in questi giorni a Milanello: «Non entro nel merito. Mi è capitato di chiedere in tv a Ibra quale fosse di preciso il suo ruolo, perché non era chiarissimo e non solo a me. Lui ha risposto semplicemente: “Io sono il boss”. E allora, se comanda, deciderà di par suo…».

L’assenza dello svedese è una volontà di lasciare campo libero a Fonseca? «Ecco, questa è una chiave interpretativa che mi piace e sarei d’accordo se Ibra avesse agito con questo intento. Non può essere sempre la società ad alzare la voce, altrimenti il tecnico fa la figura della bella statuina, perdendo credibilità di fronte ai calciatori. Fonseca invece, usando anche parole colorite, ha reso noto che da ora in poi non guarderà in faccia a nessuno. Un messaggio che serviva a questo Milan, almeno da quanto ho potuto intuire da fuori. E forse pure all’allenatore stesso, per pretendere con una certa autorevolezza dai suoi quello che ha in mente».

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