Dichiarazioni
Rivera: “Scudetto? Ecco il mio pronostico”
Le parole dell’ex capitano del Milan:
In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Gianni Rivera ha parlato del Milan, del suo passato ma anche del presente. Ecco le sue parole:
Il Milan?
“Vent’anni. Mi sono alzato da tavola a 36 anni, con un po’ di fame. Ma con coppe, scudetti, Palloni d’oro e tanto altro. Il Milan è stata una grande, bellissima parte della mia vita”
L’ultima a San Siro nel 1979 contro il Bologna con il microfono in mano. Lunedì il Milan debutta a Bologna. Cosa vedremo?
“Non lo so. Non lo so proprio. È andato via Tonali, hanno fatto una scelta legata a un programma. Non conosco i piani e i percorsi. Ne hanno presi molti, ma non so cosa potranno fare. Vediamo, aspettiamo. Ma non chiedetemi pronostici scudetto. Non voglio fare brutte figure”
Il 10 a Leao. Platini ha detto: quel numero è magico, è storia del calcio. Tutti i più forti: Puskas, Pelé, Rivera, avevano quel numero.
“Vero. Ma ora conta meno di allora, tutti possono mettere qualsiasi numero. Allora erano dall’1 all’11 e ognuno aveva una determinata caratteristica. Poi un giorno ho visto il 10 indossato da un portiere. Se non ricordo male, Lupatelli del Chievo. È cambiato il mondo”
È cambiato, cambierà anche l’allenatore della Nazionale. Sorpreso da Mancini?
“Sì, mi ha colpito il modo. Ha mandato una mail, una pec. Mah… Doveva andar via prima, come aveva fatto Edmondo Fabbri quando abbiamo perso in Inghilterra con la Corea nel 1966″
Il presidente federale Tavecchio qualche anno fa, dopo il crack Ventura, aveva proposto Rivera c.t.: cosa è successo?
“Non mi hanno preso. Si sono opposti perché non ero ancora allenatore, non avevo il patentino. Ne avevo parlato anche con Costacurta, era vice commissario Figc. Sa cosa mi ha risposto? No, Rivera, non hai abbastanza esperienza. Aveva ragione, non avevo mai giocato al calcio”
Adesso il Bambino d’Oro ha il patentino, è un allenatore con le carte in regola. Cosa facciamo?
“Se mi chiamano, vado subito. Anzi, mi propongo per fare il c.t. Sono qui, sono libero. Allenavo quando andavo in campo da giocatore. Perché non farlo dalla panchina? È anche più riposante. Esperienza? Non ne ho bisogno, per vent’anni ho fatto spesso l’allenatore in campo. E poi sono nato sapendo già cosa fare”
Quanto conta un tecnico?
“Quando giocavo io, il 20%. Ora è fondamentale: ci vuole una persona che si assuma la responsabilità di tutto ciò che succede”
Pippo Marchioro nel 1976 aveva tolto il 10 a Rivera. Perché?
“Mi ha dato il 7, non l’ho mai capito. È durato poco. Come è durata poco l’idea di Giagnoni di cedermi al Torino in cambio di Claudio Sala”
Silvio Berlusconi è durato 31 anni. Ha vinto tutto. Perché Rivera non ha legato col Cavaliere?
“Perché lui non me lo ha consentito. Perché, l’ho sempre detto, considerava tutti al suo servizio e nessuno alla sua altezza”
Un ricordo del suo primo presidente al Milan, Andrea Rizzoli, che nel 1963, sessant’anni fa, quando Rivera ne aveva 20, ha lasciato la società.
“L’ho visto dopo un anno che ero al Milan, alla fine di un primo tempo. Era seduto su una panchina negli spogliatoi. Solo, quasi timido. Ho chiesto a Cesare Maldini: chi è quello? Ma come, non lo sai? È il presidente Rizzoli”
Ma Rivera con chi trattava l’ingaggio?
“Con Gipo Viani prima e i d.s. dopo. Non c’era il procuratore. Facevo tutto io, anche a 18 anni”
Rivera, i grandi numeri 10 (e non solo) vanno in Arabia. Cosa succede?
“Me lo chiedo anch’io. Valeva la pena preoccuparsi tanto per i calciatori per poi scoprire che, vedi l’Arabia, la globalizzazione avrebbe cancellato tutto? Ormai vince solo il denaro e questo dice già quasi tutto. Abbiamo bisogno di gente che ragioni. Sia che occupino un seggio in Parlamento, sia che lavorino nel calcio. Vorrei per questo dare un mio contributo nel mondo calcistico, con amici che la pensano come me”