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Dichiarazioni

Furlani: «Stadio a San Donato? Sì, investiremo risorse per la rosa»

Le parole di Furlani sul presente e il futuro del club

Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, è ospite del DLA Piper Sport Forum. Ha avuto modo di parlare di Milan e di tanti argomenti:

Il percorso da Elliott a Red Bird: lei lo ha seguito per intero…«C’è stato, quando ero con Elliott, un finanziamento di controllo e poi Elliott è diventato proprietario per caso, per sbaglio, per fallimento dell’azionista. La società Milan non era sostenibile come lo è oggi e sì, era vicina al fallimento. Come Elliott abbiamo dovuto fare un grande turn around, che si è basato su quattro colonne fondamentali: per primo il successo sportivo, perché non c’è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo, per secondo l’aggiustamento dei costi, soprattutto quelli relativi ai calciatori che erano troppo alti per le performance, per terzo gli investimenti nell’area commerciale per avere ricavi commerciali da reinvestire e per quarto – ahimé – il nuovo stadio»

Furlani
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A che punto è la questione stadio?«Abbiamo provato a fare il progetto San Siro, ora ci siamo buttati su San Donato».

Qual è il vostro ideale di investimento?«Una volta generare risorse, le reinvestiamo per la crescita della rosa con l’investimento per i calciatori.»

Qual è il prossimo passaggio del Milan? «Abbiamo fatto il primo utile con l’ultimo bilancio dopo 17 anni e ciò si inserisce in un contesto di risanamento partito da Elliott e di una fase di crescita con RedBird. Nell’ultimo anno abbiamo potenziato la parte business con nuovi sponsor, nuovi e rinnovi di partnership, e-commerce, collaborazioni con realtà come i NY Yankees. Ovviamente il successo economico si sposa con il successo sportivo. Competitività sì, ma non competitività ad ogni costo. Siamo competitivi e attenti sui costi. I risultati sportivi portano ricavi, ma salta tutto se venisse tolto il Decreto Crescita; senza il decreto sarebbe la distruzione del calcio italiano. Da quando c’è il Decreto Crescita ci siamo trovati a fare grandi risultati in Europa come calcio italiano, perché noi siamo business di talento: siamo sotto altri mercati a livello economico, siamo in un contesto difficile… Ma guardiamo: è impossibile fare un progetto stadio, ci sono limiti su extra-comunitari, contratti più corti… L’unica leva che ci rende competitivi con gli altri campionati europei è il Decreto Crescita»

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